Siete un’azienda, dei professionisti, dei politici, dei personaggi pubblici e avete aperto una pagina Facebook?

Bene benissimo, ma non basta aprire una pagina sul più popolare social network per essere effettivamente “social”.

Ci sono molti modi per essere presenti su Facebook, alcuni efficaci, altri semi-inutili.

Ci sono alcuni errori da evitare.

Vediamo i più frequenti.
[nota importante: la lista è lontano dall’essere esaustiva]

  1. Aprire un profilo privato

    Questo è un mio pallino, lo so.
    Se sei un’azienda non puoi farti un profilo privato, innanzitutto perché lo dice la policy di Facebook che tutti accettiamo al momento dell’iscrizione. I motivi per cui non è proprio il caso li ho spiegati qualche tempo fa e li potete leggere qui.
    Se sei un libero professionista, un politico, un personaggio pubblico teoricamente non sei tenuto a farti una pagina “fan” ma ovviamente esistono dei pro e dei contro sia che scegli la via della fan page sia che se scegli quella del profilo privato.

  2. Usare la pagina come se fosse un profilo privato

    Darò un dolore a molti, ma non potete pubblicare sulla vostra pagina aziendale gattini, foto delle vacanze con i vostri piedi avvinghiati a quelli del vostro compagno/a in spiaggia, fantastici piatti degni di Masterchef (a meno che non siate uno chef e/o la vostra azienda sia un ristorante).
    Lo so, il fascino dei gattini genera like, molti di più di quelli che potrete mai guadagnare pubblicando il volantino con le vostre ultime offerte (vedi punto 12), ma il gattino è un off topic, a meno che non vendiate divani e il felino non stia dormendo sul vostro nuovo prodotto.
    Al che qualcuno penserà “ma allora dipende, il gattino lo posso pubblicare talvolta”. Ebbene sì, ma l’importante è che siano chiari lo scopo e lo spirito.

  3. Usare Facebook come “sfogatoio”

    Questo punto dovrebbe essere il 2-bis. Siete sulla vostra pagina aziendale o da professionisti avete un profilo che usate solo “professionalmente”?
    Ecco evitate lamentele su clienti, sul Governo (qualunque esso sia), sul tempo, sui competitors…
    Ma anche evitate i post tipo “che bello fatturare” o “abbiamo preso un cliente fighissimo” (senza dire quale).
    Usare Facebook per fare marketing significa (sempre) non usarlo come la vostra pagina privata, dove potete decidere di postare stati criptici tipo “sono triste ma non chiedetemi il perché” o “mai un cliente che ti paghi per tempo”.

  4. Censurare

    Siate #social, sennò che ci fate su Facebook?
    Un social network ha lo scopo di “socializzare”, scambiare informazioni-pareri-valutazioni, ma anche criticare ed esprimere disappunto.
    È la grande potenza di questo strumento applicato al marketing. Ma per qualcuno può essere anche una grande sfortuna.
    Chiudere i commenti, o cancellare quelli negativi non migliorerà la vostra immagine aziendale. Gestirli dimostrerà che siete attenti alle critiche.

  5. Non rispondere a commenti e/o richieste di informazioni

    Questo dovrebbe essere il punto 4-bis.
    “Condivisione” e “discussione” devono essere le due parole che formano la vostra stella polare. Di conseguenza il social network può diventare un customer care pubblico dove anche risolvere problemi, smorzare polemiche e interagire anche in modo ‘leggero’ con clienti – reali o potenziali che siano -.

  6. Chiedere la carità

    Avere like – e possibilmente molti – fa piacere a tutti.  Avere numerose condivisioni pure. Elemosinare un like e una condivisione è una cafonata, oltre che uno di quei comportamenti che manda in cantina ogni tentativo di apparire professionali.

  7. Voler vendere a tutti i costi

    Su Facebook ci si sta per fare marketing, quindi anche per vendere. Ma non solo per vendere.
    Non parlate solo e solamente dei vostri prodotti, delle vostre offerte e di quanto siete bravi voi. Portate chi arriva sulla vostra pagina a pensare che la vostra azienda “gli piace”, che voi siete “preparati” e che quindi il vostro prodotto è degno di attenzione.

  8. Appropriarsi di idee altrui

    Avete trovato un articolo, una citazione, un meme che fa proprio al caso vostro?
    Usatelo, ma riconoscete l’onore della creatività all’autore. Non è (solo e/o sempre) un problema di copyright o di diritti ma è (anche) un fatto di educazione e correttezza. Che generalmente viene apprezzata.

  9. Non avere un piano

    Si parla di pianificazione editoriale, ma non solo. Dove siamo ora? Dove vogliamo andare? Come facciamo ad arrivare alla nostra meta senza perdere per strada coloro che ci seguono (o gran parte di essi) e magari intercettando nuovi seguaci?
    Questo è il senso della pianificazione editoriale.
    Inutile avere una buona idea per un post, un meme geniale e poi non avere in testa né l’obiettivo é il passo successivo.

  10. Dimenticarsi che esistono ortografia e grammatica

    Scuse come “scrivevo dal cellulare”, “andavo di fretta” e “non ci vedo bene” non servono a nulla. Comprereste mai un prodotto pubblicizzato su un volantino pieno di strafalcioni?
    Vogliamo risultare professionali, affidabili e autorevoli?
    Difficile si riesca in questo tentativo se si scrive con più “orrori” ortografici di un bambino di terza elementare, non si indovina un congiuntivo nemmeno per errore e si usano abbreviazioni che avevano senso solo all’epoca degli sms (quando ogni sms era di 160 caratteri e sforare significava mandare più sms e quindi pagare il doppio): nella migliore delle ipotesi verrete visti come “sciatti” nella peggiore come ignoranti. In ogni caso salutiamo professionalità e autorevolezza.

  11. Usare  hashtag “a manetta”

    Usare duemila hashtag non vi renderà più popolari, né vi procurerà più like. Ma sicuramente romperete le scatole ai vostri lettori. Usare il fantastico “cancelletto” (#) prima di una parola (o di una serie di parole tutte-attaccate) renderà solo più illeggibile e un po’ da “bimbo minkia” il vostro post.
    Allora gli hashtag non vanno mai usati? La risposta come spesso accade è “dipende”. Gli hashtag vanno usati con parsimonia, sicuramente. E soprattutto se davvero servono.

  12. Non adattare la tua comunicazione allo strumento

    Qualche tempo fa è uscito un articolo che osservava come la pubblicità su Facebook fosse sostanzialmente una “perdita di soldi” e non portasse a nessun vantaggio.
    Il punto, come spesso accade, non è solo il “cosa” si fa ma anche e soprattutto il “come”.
    Se si pensa che possa avere una qualche forma di appeal il volantino del punto vendita che non è altro che il jpg del cartaceo distribuito nelle buchette della città non aiuta. Diverso è il potere del Native Advertising (ma questo lo approfondiremo altrove).

  13. Rivolgersi al nipote che sa usare il computer

    In definitiva il punto è non fidarsi solo di chi “sa usare lo strumento tecnicamente”. Oggi il web è uno spazio tendenzialmente per tutti, dove, per dirla con una frase che mi è piaciuta tanto sentita da Rocco Rossitto, “la tecnica non è più un limite alla creatività”.
    Questo non significa che basti saper usare tecnicamente gli strumenti per fare una buona comunicazione.
    Evitate di rivolgervi al nipote che ha Facebooke “figurati, zio, te lo faccio io, che sto ore su fb ogni giorno”.
    Anche se non sembra, usare Facebook può essere complicato. E giocare con la propria immagine aziendale non è mai una buona idea.

Oltre a questi “errori”, ne esistono molti altri, diretta emanazione della falsa convinzione che “Facebook è gratis”. Ma di questo scriveremo un’altra volta.