Ormai è un argomento trito e ritrito, ma finché ci sarà un’azienda che ha un profilo personale su Facebook ci sarà bisogno di un post sul tema.

Va detto che noi italiani (in particolare) siamo dei grandi. Autorizziamo l’uso dei nostri dati, spuntiamo riquadri con norme su norme ma raramente leggiamo fino in fondo cosa c’è scritto. Sì, insomma, siamo abituati a fidarci, anche se spesso gridiamo al complotto.

Quando si entra su Facebook si firma un contratto. Si accettano le norme di Facebook e tanto dovrebbe bastare per farci seguire delle regole base.
Fra queste c’è quella per cui se sei una persona fisica apri un profilo dove scrivi i tuoi stati d’animo, pubblichi le tue immagini e in cui “chiedi l’amicizia” alle altre persone con cui vuoi entrare in contatto.

Se sei una organizzazione o un’azienda devi aprirti una Pagina.

Ma perché lo devo fare?
Dovrebbe bastare come motivazione il fatto che firmi un contratto con Facebook, il cui servizio è subordinato al rispetto di determinate regole. Ma se questo non dovesse convincerti (e nemmeno il rischio di “sanzioni” da parte dei gestori della piattaforma,ad esempio con il blocco del profilo illegittimo) proviamo a vedere perché è giusto aprire una pagina.

La pagina pubblica non ha “limiti”.
Se avete un profilo privato potrete raggiungere al massimo 5000 amici, se avete una pagina potrete avere illimitati contatti

La pagina tutela la privacy dei vostri “fans”
I nostri “likers” saranno tutelati in quanto i loro profili saranno protetti da ‘sbirciatine’ e non sarà possibile per la pagina taggare questo o quel fan.
Dall’altro lato, solo chi è parte della comunità  – perché ha messo il “mi piace” – potrà taggare la pagina, aumentandone così la visibilità positiva.
Infine un ulteriore vantaggio c’è per chi è amministratore della pagina: tenendo separati il mondo privato degli amici e dei parenti da quello commerciale dei “likers” , si può evitare di riempire il tuo ex compagno di classe delle elementari che vive in Cina con messaggi promozionali del tuo ristorante sul Delta del Po.

Gli Insight
Ogni pagina ha un servizio denominato Facebook Insight., una sorta di report sul comportamento dei nostri visitatori: quando ci sono il maggior numero di visualizzazioni, l’andamento dei “mi piace” e delle interazioni sui post (commenti, mi piace). Ci permette inoltre di “conoscere” i nostri visitatori: sesso, età, lingua, provenienza geografica.

Sappiamo quante persone effettivamente raggiungiamo.
Attenzione, non significa che quelle persone ci hanno anche letto. Nella home del nostro profilo compaiono una serie di post, di nosti amici o di pagine che abbiamo “mipiacciato”, secondo il magico algoritmo del Facebook. Non sempre leggiamo tutti questi post. Ecco, le “persone raggiunte” sono quelle persone a cui Facebook ha somministrato gli aggiornamenti della nostra pagina in home, non quelle che effettivamente hanno letto i nostri post.

Possiamo programmare.
Grazie alla possibilità di programmare la pubblicazione dei nostri post non dovremo essere sempre connessi. Significa, ad esempio, che se secondo i nostri Insight il picco massimo di visualizzazioni avviene alle 21 del sabato sera non dovremo tirar fuori il tablet nel bel mezzo di una cena fra amici, ma basterà programmare la pubblicazione di un post. Ottimizziamo il lavoro e non perdiamo amicizie!

Le inserzioni a pagamento
Cosa diversa dalla sponsorizzazione sono le inserzioni a pagamento, targettizzandolo sugli “interessi”, e non sulle parole chiave. In pratica riusciamo a trovare i nostri potenziali interlocutore non richiedendo loro un comportamento attivo (ossia, ad esempio, digitare su un motore di ricerca determinate parole chiave) ma semplicemente perché hanno mostrato, anche in passato, un interesse per determinati argomenti.